Cenni Storici
La storia di Sant’Agostino del suo territorio
La storia di Sant’Agostino, del suo territorio e del suo Comune è strettamente legata al fiume Reno. Nel Settecento, prima che il Reno si dirigesse verso le valli di Poggio Renatico, Sant’Agostino sorgeva sul vecchio argine ed era un piccolo borgo di poche case chiamato “Sant’Agostino delle Paludi”, così come viene descritto in un documento della Curia Arcivescovile di Bologna.
In quei tempi la situazione idraulica del luogo era piuttosto instabile e la coltivazione dei campi spesso minacciata dalle acque. Solo nella seconda metà del Settecento, dopo varie rotte del fiume, da quella degli Annegati (1728) a quella della Panfilia (1763), si arrivò all’inalveamento definitivo del Reno verso est, consentendo così all’area di essere abitata e coltivata in sicurezza. Oggi il cavo Napoleonico ha la funzione di scolmare il Reno durante le piene e immetterlo nel Po e il Canale Emiliano Romagnolo serve ad irrigare la campagna circostante. Il fiume, scendendo dai monti e inoltrandosi nella pianura, a metà del suo percorso (come viene indicato da varie fonti documentarie), compie ancora oggi una gran curva verso est nel territorio del Comune di Sant’Agostino a ridosso del Bosco della Panfilia, uno degli angoli naturali più suggestivi del nostro territorio. Esiste un legame inscindibile tra la comunità e l’area naturale che, nel tempo, ha influenzato cultura, tradizioni e stile di vita delle genti del luogo. Da anni, nel nostro comune si svolge la Sagra del Tartufo che vede coinvolto l’intero paese. E proprio per questa peculiarità dal 2009 il Comune di Sant’Agostino è stato ammesso all’Associazione Nazionale Città del Tartufo.
Terre del Reno: Sant'Agostino, San Carlo, Dosso
Il paese principale
Sant'Agostino
Prima del 1767, quando il Reno fu inalveato attraverso le Valli di Galliera e Poggio Renatico, il paese era addossato al vecchio argine del fiume, e a causa dell’estrema precarietà della situazione idraulica, era sottoposto ad inondazioni che vanificavano le coltivazioni dei campi circostanti.
Successivamente i terreni furono utilizzati per colture intensive e la zona è ancora oggi tra le più floride dell’intera provincia. Vanta inoltre numerosi ed importanti insediamenti industriali ed artigianali che ne fanno uno dei comuni a più alto reddito pro capite della Provincia. In centro sono degni di nota la chiesa parrocchiale ed il Palazzo Comunale, entrambi realizzati nel XVI sec. in stile neoclassico. In origine la chiesa, risalente al XVI secolo, con campanile eretto nel 1626, si trovava sul lato destro di piazza Pertini, dove fu danneggiata durante la rotta della Panfilia. Si rese perciò necessaria una ricostruzione: il conte Corradino Ariosti di Bologna fece gettare le fondamenta della nuova chiesa, quella attuale posta di fronte al Palazzo Comunale, ma si dovette aspettare fino ai primi del XIX secolo per portare a termine i lavori, eseguiti in uno stile neoclassico molto sobrio. Nel 1823 fu elevato il nuovo campanile.
Frazione di Sant’Agostino sulla strada per Ferrara
San Carlo
Frazione di Sant’Agostino sulla strada per Ferrara (a circa 3 Km dal capoluogo). Il centro della frazione è in alto rispetto alla pianura, cioé è posto su quelli che erano gli argini del Reno, estinto in questo tratto nel 1767.
La piazza del paese è stata ricavata colmando il letto del fiume, mentre sugli spalti corrono dritte e parallele le due vie principali. Il borgo, sorto attorno al 1700, ha assunto il nome di San Carlo dall’antica sua chiesa, (l’Oratorio Ghisilieri, consacrato e dedicato ai Santi Carlo e Benedetto) che per molti anni fu sussidiaria della parrocchia di Sant’Agostino, dalla quale fu staccata nel 1916, con decreto del Cardinale Grusmini e resa autonoma. Con l’espansione del paese, i ntorno all’attuale piazza, nei primi anni sessanta, si rese necessario il trasferimento della Parrocchia e della Chiesa dal vecchio Oratorio in uno stabile del centro, dove è stata allestita anche la Scuola Materna. Nel 1997 è stata inaugurata la nuova e moderna Chiesa.
La piazza del paese è stata ricavata colmando il letto del fiume, mentre sugli spalti corrono dritte e parallele le due vie principali. Il borgo, sorto attorno al 1700, ha assunto il nome di San Carlo dall’antica sua chiesa, (l’Oratorio Ghisilieri, consacrato e dedicato ai Santi Carlo e Benedetto) che per molti anni fu sussidiaria della parrocchia di Sant’Agostino, dalla quale fu staccata nel 1916, con decreto del Cardinale Grusmini e resa autonoma. Con l’espansione del paese, i ntorno all’attuale piazza, nei primi anni sessanta, si rese necessario il trasferimento della Parrocchia e della Chiesa dal vecchio Oratorio in uno stabile del centro, dove è stata allestita anche la Scuola Materna. Nel 1997 è stata inaugurata la nuova e moderna Chiesa.
Frazione di Sant’Agostino sulla strada Ferrara-Cento
Dosso
Frazione di Sant’Agostino sulla strada Ferrara-Cento (a circa 4 Km dal capoluogo). Dosso era frazione del comune di Pieve di Cento già nel secolo XIV. Forse il nucleo originario dell’insediamento si costituì intorno alla primitiva chiesa, in località Chiesa Vecchia. Subì le alterne vicende del Reno che fino al 1460 scorreva a occidente dell’abitato e da quel tempo, dopo moltissime e rovinose rotte, scorre a oriente.
Per questo motivo lo storico centese Francesco Domenico Eri usava chiamarlo “Dosso di Reno”. Nel 1502 il territorio passò dai vescovi di Bologna al dominio degli Estensi, seguendo la sorte di Cento,donato da Alessandro VI a Lucrezia Borgia, sposa di Alfonso d’Este. Durante il XVI secolo gli Estensi ebbero diversi problemi per estirpare il brigantaggio della Torre di Dosso, dove furono inviati oltre cento soldati per snidare i banditi. I pericoli delle piene del fiume furono a lungo presenti nella vita del borgo.
La Chiesa, dedicata a San Giovanni Battista e costruita al principio del 1700 con il più semplice stile dell’epoca, sorge accanto al più moderno campanile. Al suo interno si ammira una tela raffigurante San Giovanni, eseguita intorno al 1780 dal bolognese Ugo Gandolfi.
Sagra e dintorni
Alla scoperta del nostro territorio
Gustare i prodotti o i piatti tipici in sagra significa entrare in contatto con la storia e la tradizione del territorio che si visita. Per gli amanti della natura e dell’arte ecco tre proposte da affiancare all’esperienza gastronomica della Sagra del Tartufo di Sant’Agostino. Un’ottima occasione, prima o dopo aver gustato le nostre proposte culinarie, per stare a contatto con la natura, fare una bella passeggiata e conoscere meglio il patrimonio culturale del nostro piccolo ma bel territorio rurale.
- Bosco della Panfilia
- Oratorio Ghisilieri
- Palazzo 4 Torri
Il Bosco della Panfilia è un'importante area vegetazionale di circa ottanta ettari, situato al confine tra la provincia di Ferrara e di Bologna. Sorge nel comune di Sant'Agostino, in un'area golenale del fiume Reno, che lo innonda periodicamente durante le sue massime piene.
Nel 1971 la Società Italiana di Botanica ha classificato questo bosco come "biotipo di rilevante interesse vegetazionale" sia per la composizione della flora, sia per l'ambiente unico del "bosco che si allaga". La sua formazione è attribuibile all'assestamento della omonima Rotta Panfilia collocabile nell'anno 1714.
La vegetazione
La vegetazione dell’area, insediata su un suolo di origine alluvionale composto da stratificazioni alternate di depositi sabbiosi e argillosi, presenta elevate caratteristiche di bosco fluviale, essendo localizzato prevalentemente in ambito golenale, invaso dalle piene autunnali e primaverili. L’area si sarebbe formata circa 300 anni fa, conseguentemente alle problematiche idro-geologiche del fiume Reno. Il cuore della foresta, per circa 80 ettari in sinistra Reno, è di proprietà demaniale regionale: 50 ettari circa sono di bosco naturale e 30 di pioppeto specializzato; nel complesso il 54% del sito è coperto da boschi misti di latifoglie, mentre le culture pioppicole occupano circa il 20%. All’interno del Bosco crescono diverse specie arboree. Il piano dominante è tuttavia costituito da farnia, pioppo bianco, frassino ossifilo e salice bianco. La robinia pseudo-acacia, pur non essendo specie autoctona, è presente in modo massiccio con esemplari di notevole altezza. Nel piano dominato troviamo: olmo campestre, acero campestre, gelso bianco e qualche esemplare di sanguinella, prugnolo, nocciolo, biancospino, sambuco, ligustro e indaco bastardo. Lo strato erbaceo è dominato dalla carice maggiore e dal rovo. La zona della Bisana è ricoperta da un piccolo bosco nato spontaneamente in seguito alla costruzione del “catino”. È un bosco formato da flora autoctona e molto simile a quella presente nel Bosco della Panfilia: pioppo bianco, farnia, olmo, salice bianco, robinia, biancospino, nocciolo, frangola.
Tartufi & Funghi
Il Bosco della Panfilia ha da sempre rivestito una notevole importanza nel sostentamento delle popolazioni locali sia per l’approvvigionamento di legna da ardere sia per la raccolta dei prodotti del sottobosco quali carrube, funghi e tartufi. Sopratutto questi ultimi, grazie alla particolare conformazione della flora arborea e dell’ambiente, presentano caratteristiche organolettiche uniche.
Famosissimo è il bianco pregiato Tuber magnatum Pico, che cresce quasi esclusivamente in Italia ed in alcuni paesi della Ex-Jugoslavia. È il tartufo per eccellenza e il suo aroma e il suo sapore unico lo rendono conosciuto e apprezzato in tutto il mondo.
Nel Bosco della Panfilia trova un'ambiente ideale alla sua proliferazione: qui riesce ad aquisire aromi e sapori particolarmente intensi nonchè una propria forma particolare, non regolare ma bensì bitorzoluta.
Altrettanto abbondante e qualitativamente di rilievo è il tartufo nero liscio Tuber macrosporum Vitt., il quale si trova in quantità rilevanti solamente nel Bosco della Panfilia, in alcune zone pianeggianti della Lombardia e in Ungheria. È il tartufo tipico del nostro bosco, un prodotto commercialmente di nicchia. Raggiunge pezzature massime attorno ai 20g ed è il tartufo nero più saporito e profumato che più si avvicina alle caratteristiche del bianco. La raccolta dei tartufi è regolamentata a livello provinciale.
Questo bosco riveste inoltre una grande importanza in quanto “area relitta” nella quale è possibile incontrare specie di funghi ben difficilmente reperibili nel resto del territorio, siano esse d’interesse prettamente scientifico, così come d’interesse mangereccio. Tra queste ultime, vanno citate specie di pregio come le Morchelle, i Pioppini ed il comune e ricercatissimo Cappelletto, un pezzo forte della tradizione gastronomica locale.
Per la raccolta dei funghi, come previsto dalla Legge Regionale (L.R. n. 6 del 2 aprile 1996), è necessario munirsi di apposito tesserino in vendita presso gli esercizi convenzionati (a Sant’Agostino, Edicola “Il Punto”).
La Fauna
Gli uccelli rappresentano la fauna principale del bosco, sia per le specie presenti tutto l’anno, sia per quelle di passaggio. Gli uccelli maggiormente presenti sono: il merlo, lo storno, la cornacchia grigia, la ghiandaia, il fringuello, il verdone, il rigogolo, il picchio verde e il picchio rosso maggiore e diverse altre specie. Tra i mammiferi più importanti ricordiamo la lepre, il ghiro, la talpa e la volpe; da sottolineare la presenza della puzzola. Anche i rettili sono discretamente rappresentati e tra questi si segnala la natrice dal collare e la tartaruga d’acqua (Emys orbicularis). Entrambe sono rinvenibili sul fiume non lontano dalla riva.
Mentre la tartaruga è specie in progressiva rarefazione nel nostro paese, la natrice dal collare è un ofide piuttosto comune nell’habitat adatto. Si vuole infine evidenziare la presenza di alcuni anfibi come la raganella, la rana dalmatina ed il rospo, diversi molluschi e tantissime specie di insetti. La rana dalmatina è una specie poco legata all’acqua in senso stretto e comune nel suolo anche secco, sia del pioppeto che della foresta vera e propria. Dove il suolo è umido si può incontrare anche il rospo (Bufo bufo), dalle abitudini più notturne rispetto alla rana dalmatina e quindi difficilmente osservabile.
Visite al Bosco
Il Bosco della Panfilia è visitabile sia a piedi sia in bicicletta, in ogni stagione dell’anno, preferibilmente nei mesi primaverili e autunnali. Sconsigliamo le visite quando l’ambiente è molto umido, dopo le esondazioni del Reno o dopo le piogge e le nevicate. All’interno del bosco non esistono strutture attrezzate per il riposo ed il ristoro. All’ingresso principale (via del Cavo) esiste un piazzale per il parcheggio dei mezzi motorizzati e per la sosta, munito di fontana con acqua potabile ed è presente un’area ristoro attrezzata con panchine e gazebo. È possibile parcheggiare anche in vicinanza della seconda entrata, quella posta in fondo a via Boschetto. È bene munirsi di adeguato equipaggiamento (scarponi o stivali, pantaloni lunghi, giacca a vento) oltre a un buon binocolo. I sentieri sono percorribili sia a piedi sia in bicicletta e lungo il viale principale sono collocate panchine in alcuni suggestivi punti panoramici.
Chi è interessato a visitare il bosco, con l’aiuto di una guida, può contattare l’ufficio Relazioni con il pubblico del Comune di Sant’Agostino, la Proloco, la sede del WWf o l’Associazione Micologica Bosco Panfilia. I gruppi in visita comprendenti più di 20 persone devono comunicare alla Provincia (almeno 10 giorni prima) la data e l’ora previste di accesso e di permanenza nel bosco, al fine di consentire, in caso di presenza contemporanea di gruppi molto numerosi, una limitazione e una regolamentazione dell’escursione. Numero telefonico a cui comunicare la visita: Provincia di Ferrara, Servizio Naturalistico e Difesa del Suolo, tel. 0532 299725.
INFO
WWF Sezione Alto Ferrarese - altoferrarese@wwf.it - tel. 0532 84168
Associazione Micologica Bosco Panfilia - tel. 0532 350335 - renzofregni@alice.it
L’Oratorio Ghisilieri - Chiesa Vecchiadi San Carlo (Fe), è una piccola chiesa barocca del Seicento di notevole interesse architettonico, storico e artistico. Consacrata e dedicata ai Santi Carlo e Benedetto, è il più antico esempio di architettura religiosa e artistica del Comune di Sant’Agotino e da essa ha preso il no-me il paese di San Carlo. Venne eretta nel 1685, per volontà del senatore Francesco Ghisilieri (1650 - 1712), mecenate e protettore delle arti bolognesi che qui possedeva terreni e una residenza di campagna (Palazzo Ghisilieri).
Ideatore e autore di questo edificio è l’architetto bolognese Agostino Barelli (1626-1697), noto per aver esportato il barocco italiano in Baviera. Molto interessante il richiamo e l’ispirazione, per dedica, forme e pianta, alla chiesa di San Carlo alle Quattro Fontane (1638-1667), eretta a Roma dal grande architetto barocco Francesco Borromini (1599-1667). Al suo interno è possibile ammirare gli affreschi seicenteschi opera di Biagio Bovi, di scuola carraccesca e Tommaso Aldovrandini, noto quadraturista italiano (1653-1736). Pregevoli la bella pala dell’altare maggiore attribuita sempre a Bovi e la tela intitolata “Sant’Antonio da Padova inginocchiato davanti al Bambino Gesù” opera del Guercino e Benedetto Gennari Junior (Cento 1591-1666; Cento 1633-1715).
Suggestiva la composizione in cotto del “Compianto” di Cristo morto, ricostruzione di una più antica scultura lignea andata distrutta, ubicata in una cappelletta esterna all’edificio.
Info e visite guidate:
Associazione Oratorio Ghisilieri - Chiesa Vecchia di San Carlo, via Chiesa 15, 44047 San Carlo (Fe) Tel/Fax: 0532 84146
e-mail: oratorioghisilieri@libero.it
Il Palazzo Quattro Torri a San Carlo frazione del Comune di Sant'Agostino
Antico e suggestivo edificio, mostra una tipologia molto frequente in area bolognese nel XVI secolo: incentrato sul robusto corpo cubico, è movimentato agli angoli da quattro torrette cilindriche che arrivano al livello della copertura, costituita da un cornicione sgusciato e da un sottotetto a fascia scandito da finestrelle quadrate; sulla facciata principale si apre il portone archivoltato, sormontato da un finestrone identico.